CABINET OF CURIOSITIES

Fur In Art | Discover How The Fascination For Bizarre And Peculiarity Inspired Art From Past To Present
Ottobre 27, 2023
CABINET OF CURIOSITIES

LAVINIA FONTANA E L'INCREDIBILE RISULTATO D'ASTA DEL SUO RITRATTO DI ANTONIETTA GONSALVUS 

L’incredibile battuta d’asta di un’opera straordinaria: 1,25 milioni di euro, questo il risultato raggiunto dal “Ritratto di Antonietta Gonsalvus” dipinto da Lavinia Fontana.
L’opera era stata stimata tra gli 80 e i 120 mila euro, ma la quotazione è salita in un brevissimo lasso di tempo, ed è poi stata aggiudicata per una cifra esorbitante. L’opera è quindi stata venduta al suo nuovo proprietario ad un prezzo di oltre 1,5 milioni di euro, diritti d'asta compresi.
La tela opera di Lavinia Fontana, datata intorno al 1595 era praticamente sconosciuta, ma ad oggi sappiamo che è di gran lunga migliore di quella esposta attualemnte al Museo del Castello di Blois.

Non possiamo che essere felici per il risultato di un’opera così unica nel suo genere, e tanto più essendo opera di un’artista donna, una delle pochissime donne che dipinsero in quel secolo.
Lavinia Fontana infatti ha una storia davvero particolare. Forse non lo sapete ma quest’artista è stata la più importante pittrice del XVI secolo ed una delle più famose ritrattiste della sua epoca.
Ma non basta!
Ha avuto infatti una vita davvero incredibile in cui è riuscita perfino a coniugare la sua carriera di artista con il suo ruolo di donna e madre.

 

Ma da cosa origina l’interesse per un tema così peculiare come quello rappresentato da Lavinia Fontana?
Siamo davanti ad un argomento che può incuriosire molti, per ragioni diverse.
La protagonista della tela è Antonietta, soprannominata Tognina, una bambina che aveva ereditato l'ipertricosi (una patologia che aumenta la quantità di peli sul corpo) dal padre Pietro, cresciuto alla corte di Enrico II di Francia. Dopo la morte di Caterina de Medici la famiglia Gonsalvus aveva perso gli antichi protettori e si era trovata costretta a vagare per l'Italia, fino a entrare nell'orbita di Ranuccio Farnese, duca di Parma. La Tognina fu offerta a Isabella Pallavicina, marchesa di Soragna.

 

Quello della sua famiglia è il più antico caso di ipertricosi descritto in Europa, e sembra che il matrimonio del padre con Catherine Raffelin abbia ispirato la fiaba La bella e la bestia.

Della vita di Tognina si sa molto poco, tanto che anche le date di nascita e morte non sono chiare, ma il volto è stato raffigurato in un buon numero di dipinti e stampe.

 

SCOPRI COME QUEST'OPERA UNICA NEL SUO GENERE ABBIA ISPIRATO LA SERIE "POISON TOFFEE APPLE" DI PAOLO PEDRNI 

 

 

Ma perché rappresentare questa bambina dall’aspetto così diverso?
Molti non sanno che intorno al XVII secolo si intensificò l'interesse per le scienze particolari e per lo studio delle mostruosità animali e vegetali. Ciò fu concomitante con un percorso seguito da alcuni pittori, i quali iniziarono a dipingere bizzarre creazioni per le più importanti corti europee.
Iniziarono quindi ad essere raffigurati personaggi curiosi, come nani, uomini con più teste o dalle fisicità diverse. 

Tra queste rappresentazioni troviamo il primo ‘Furry’, il dipinto di Lavinia Fontana che rappresenta Tognina, opera che faceva parte della collezione di mirabilia di Ferdinando II Gonzaga.
L’opera è di una bellezza sconcertante: la bimba è rappresentata in vesti eleganti ed elaborate, con i capelli adorni di fiori e una piuma, alla mano le troviamo un cartiglio.
La sua figura, così diversa e così forte, ha ispirato tantissimi artisti contemporanei, tra cui un artista italiano da noi molto amato: Paolo Pedroni.
L’artista, ispirato dall’opera di Fontana, reinterpreta in modo personale e contemporaneo questo soggetto, mettendolo al centro di diverse sue opere.

 

 

 

Nella serie di 18 opere che hanno composto "Poison Toffee Apples”, personale dell’artista tenuta alla Dorothy Circus Gallery di Roma nel 2016, viene raccontata la storia di Furry, una bambina caratterizzato da un peculiare volto coperto di peluria. 
Il personaggio ritratto da Pedroni promuove una tensione tesa a perseguire effetti fantastici e bizzarri, tipici sia del Pop Surrealismo ipercontemporaneo sia del Manierismo e della pittura barocca, a loro volta ispirata a stravaganti soggetti esotici capaci di suscitare stupore e meraviglia nelle persone.
La Furry di Pedroni è rappresentata in abito verde con collo alto, proprio come la rappresentazione cinquecentesca, ma impreziosito da un nastro rosso, al quale troviamo allacciato un orsacchiotto. I suoi lunghi capelli sono raccolti in un ampio fiocco e i suoi grandi occhi rossi ci scrutano. La sua stanza delle meraviglie è un paesaggio innevato che allude alla solitudine.

 

Attraverso il linguaggio fiabesco sviluppato dall'artista nelle sue opere, i dipinti ripercorrono la vita di Furry descrivendone le fragilità così come la sua forza emotiva. Da un’opera all’altra, la protagonista ribalta le aspettative del pubblico padroneggiando la diversità del suo corpo e mostrando come l'insicurezza possa trasformarsi in forza d’animo.

Attraverso queste opere, non solo lo spettatore, ma anche l'artista intraprende un viaggio introspettivo alla ricerca di paure e debolezze tipiche dell'infanzia quanto uniche per ognuno di noi.
Pedroni tiene la mano di Furry e, passo dopo passo, penetra nella sua storia per attraversare tutte le sue insicurezze, tracciando le linee di una favola sull'accettazione di sé e degli altri, per poi riemergere come una nuova e persona più forte.

 

 

FORSE ANCHE MARK RYDEN SI E' ISPIRATO ALLA STORIA DI ANTONIETTA GONSALVUS? 

 

Ma non solo Pedroni è stato ispirato dall’opera di Lavinia Fontana. Altri due grandi artisti, Mark Ryden e Marion Peck hanno probabilmente attinto dal famoso ritratto, per creare opere uniche che rapiscono lo sguardo e il cuore.
Mark Ryden è famoso per gli Yak, spesso protagonisti delle sue magiche opere, ma non solo qui, come in God Yak, ritroviamo un rimando alla Furry cinquecentesca, ma anche e soprattutto in Fur Girl, opera del 2010, in cui una bambina, che ci ricorda Antonietta, viene vista e rappresentata secondo la poetica dell’artista, e ci si presenta con grandi e penetranti occhi e una lunghissima nivea chioma.

 

POSSIAMO ANCHE TROVARE LA STESSA ISPIRAZIONE NELLA SERIE "MY FURRY LADIES" DI MARION PECK 

 

Marion Peck, invece, nella serie che compone "My Furry Lady”, ritrae animali dalle sembianze quasi umane, ispirandosi ad opere del XIX secolo.
Con questi dipinti a olio l’artista approfondisce la profonda connessione tra animali e umani, esplorando le complessità della relazione unica che esiste tra di loro. 
La serie sottolinea la missione dell'artista di promuovere la consapevolezza e il rispetto per il mondo in cui viviamo e per tutti i suoi abitanti. Ogni dipinto cattura la personalità e l'essenza uniche del suo soggetto, creando una rappresentazione visiva del legame che esiste tra uomo e animale. Dallo sguardo gentile di una pecora a quello timido del topo, ogni ritratto di questa serie è una testimonianza della bellezza e della complessità del regno animale.
L'artista, Peck, fonde abilmente tecniche classiche con una sensibilità moderna creando opere senza tempo.

 

MOLTI ALTRI SONO STATI ISPIRATI...

 

 

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SCOPRI DI PIU'

 

La fascinazione che suscita ed ha suscitato in passato la figura di Antonietta Gonsalvus ci rimanda innanzitutto alla malia legata ai capelli, ai peli e a cosa rappresentavano anche in passato.
I peli e i capelli ci legano chiaramente ai mammiferi, all’idea di animale, ed è per questo che anche in passato, per distinguerci da essi, i capelli venivano curati ed adornati.
Inoltre, in passato, e in particolare nel XIX secolo, i capelli erano anche, essi stessi, oggetto di ornamento. Vi venivano fatti anche dei gioielli da indossare, e che venivano donati come segno d’amore, ed indossati per avere il proprio amato o la propria amata più vicini.
Ecco, quindi, che ancora oggi troviamo splendidi gioielli vittoriani con ciocche di capelli intrecciate all’interno, che hanno attraversato secoli e giungono a noi come espressione di un’epoca.

 

Il fascino esercitato dai capelli lo ritroviamo, per esempio, anche in Baudelaire, nella seconda metà dell'Ottocento e in particolare nella poesia “Le Cheveleure”, parte della raccolta “I fiori del male”.

 

 

"O chioma che come un'onda scendi sulla scollatura!
O riccioli! O profumo denso di languore!
Estasi! Stasera per riempire l'alcova oscura
dei ricordi che dormono in questa capigliatura,
come un fazzoletto al vento la voglio agitare!

L'indolente Asia e l'ardente Africa,
tutto un mondo lontano, quasi spento nell'oblio,
vive nelle tue profondità, o foresta aromatica!
Simili ad altri spiriti sull'onda della musica,
il mio naviga sul tuo profumo, o amore mio!

Andrò laggiù dove pieni di linfa, uomini e piante,
si struggono lungamente negli ardori dei climi;
portatemi là, forti trecce, siate la mia onda possente!
Mare d'ebano, tu contieni un sogno abbagliante
di vele e remi, di pennoni e fiamme:

un porto risonante in cui la mia anima si disseta
con grandi sorsi di profumo, di suono e di colore;
dove i vascelli scivolando nell'oro e nella seta,
schiudono ampie braccia per stringere la gloriosa meta
d'un cielo puro che freme d'eterno calore."

 

"Immergerò la testa amorosa d'ebbrezza
in questo nero oceano in cui l'altro è racchiuso;
e il mio spirito sottile che il rollio accarezza
vi saprà ben ritrovare, o feconda mollezza,
il dondolio eterno d'un ozio odoroso!

Capelli blu-notte, tende di tenebre spiegate,
voi mi rendete l'azzurro del cielo tondo e senza fine;
sulle estremità piumose delle ciocche ritorte
m'inebrio con ardore di essenze mischiate
di olio di cocco, di muschio e di catrame.

A lungo! sempre! rubino, perla e zaffiro
la mia mano spargerà nella tua folta criniera,
perché tu non sia mai sorda al mio desiderio!
Non sei tu l'oasi in cui sogno, la fiasca ove aspiro
a lunghi sorsi il vino della memoria?"


- Charles Baudelaire, « La Chevelure», Les Fleurs du mal, 1857

 

In questa poesia, Baudelaire esprime tutta la fascinazione su di lui esercitata dalla sensuale chioma della sua amante Jeanne Duval, una chioma la cui bellezza e il cui profumo lo mandano in qualcosa simile all’estasi. In essa c’è la metafora di uno spazio altro, e l’ebbrezza del ricordo. Vi è l’attrazione e il rapimento per una donna la cui bellezza era per il Poeta assolutamente nuova, oscura, dai tratti quasi mostruosi, animaleschiE l’animalità di questa musa, e in particolare della sua chioma, la ritroviamo infatti anche nella descrizione fatta dal pittore Jules Buisson che definì i capelli di Jeanne “abondants et ondulés jusq’à la frontière du crépu”.

 

Ed ecco che i peli, i capelli, questo elemento naturale e selvaggio, che ci lega fortemente agli animali, ispira oggi come allora opere d’arte che vanno dalla poesia, alla pittura, al gioiello. Opere che lasciano il segno e che ci fanno riflettere su quanto qualcosa di così umano possa continuare ad affascinare gli uomini attraverso secoli.

 

 

 

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Dorothy Circus Gallery

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